Dino Buzzati
Il segreto di bosco vecchio
Mondadori, 1935
Pagine 132, Romanzo Breve
Nell'amena
Valle di Fondo, ricoperta per gran parte da lussureggianti appezzamenti
boschivi, vi è un bosco, fra gli altri, popolato da alberi antichissimi e
inviolati da secoli: questo, denominato dagli abitanti della valle "Bosco
Vecchio", è da tutti considerato quasi "magico", pur senza
saperne la motivazione.
Un giorno, in seguito alla morte dell'antico proprietario, prendono possesso degli appezzamenti boschivi di Valle di Fondo il colonnello Sebastiano Procolo, ex ufficiale militare, e suo nipote Benvenuto Procolo, ragazzo di dodici anni: a quest'ultimo tocca in eredità la più ampia parte dei boschi da taglio, mentre Salvatore, che deve inoltre amministrare i possedimenti del nipote minorenne eredita un'esigua parte di territorio boschivo da taglio e il Bosco Vecchio.
Egli riesce a conoscere il segreto legato a questo: in ogni albero, infatti, vive un "genio", essere innocuo, impossibilitato a far del male agli uomini, capace di assumere sembianze diverse e legato alla vita della pianta di cui è ospite. Grazie alla minaccia di tagliare gli alberi e alla complicità del vento Matteo, vento da lui liberato dalla prigionia, Sebastiano riesce a rendere schiavi i geni del Bosco Vecchio: essi sono così obbligati a rifornire il padrone di legna secca trovata nella foresta.
Sebastiano, uomo burbero e solo, nutre però invidia nei confronti di Benvenuto, il quale risulta proprietario di appezzamenti baschivi più ampi dei suoi: nasce così in lui il desiderio della morte del nipote. A Matteo, schiavo di Sebastiano, viene ordinata questa incombenza: Matteo però fallisce. Sebastiano tenta allora di far smarrire Benvenuto nel Bosco Vecchio, ma anche questo tentativo va in fumo.
Benvenuto non si accorge dell'odio per lui provato dallo zio, di cui egli prova ammirazione; si accorgono invece della malvagità del colonnello gli animali della foresta e l'ombra di Sebastiano stesso. Quest'ultima dichiara apertamente al crudele padrone ciò che pensa di lui, prima di abbandonarlo.
Proprio questo episodio dell'ombra provoca un cambiamento nel colonnello, cambiamento che apparentemente né i geni della foresta né gli animali erano riusciti ad ottenere in lui, ma che forse era già preponderato e maturato nel Procolo stesso. Sebastiano sventa così l'ultimo tentativo, forse quello risolutivo, di uccidere Benvenuto da parte di un topo; rompe inoltre la sua potestà sui geni in cambio della guarigione di suo nipote da una malattia in cui era piombato: l'ombra ritorna così a seguire il suo padrone.
Nessuno però viene a conoscenza del cambiamanto del colonnello, neanche il vento Matteo. Di questo fatto Sebastiano subirà le conseguenze: l'ultimo giorno dell'anno, infatti, nell'intento di far contento il padrone, Matteo gli dice che il nipote Benvenuto è rimasto sepolto da una slavina. Senza dire niente a nessuno, Sebastiano parte per salvarlo, nonostante fuori imperversasse una bufera. Quando il vento Matteo si accorge di questo e avvisa il colonnello che quanto gli aveva detto non corrispondeva a verità è troppo tardi: Sebastiano, esaurite le forze, sta morendo assiderato.
Morto il colonnello, Matteo giunge da Benvenuto per avvisarlo di ciò, e per dirgli che egli stesso dovrà segiure il destino del Procolo. Matteo inoltre avvisa Benvenuto di un'altra triste realtà: presto, forse anche dal giorno seguente, il ragazzo, crescendo, perdera la facoltà concessa solo ai bambini di comunicare con i venti, gli animali, le piante e tutto il resto del mondo della natura. Dopo essersi dati gli ultimi addii, Matteo si allontana dolcemente, lasciando intorno a sé il silenzio.
Un giorno, in seguito alla morte dell'antico proprietario, prendono possesso degli appezzamenti boschivi di Valle di Fondo il colonnello Sebastiano Procolo, ex ufficiale militare, e suo nipote Benvenuto Procolo, ragazzo di dodici anni: a quest'ultimo tocca in eredità la più ampia parte dei boschi da taglio, mentre Salvatore, che deve inoltre amministrare i possedimenti del nipote minorenne eredita un'esigua parte di territorio boschivo da taglio e il Bosco Vecchio.
Egli riesce a conoscere il segreto legato a questo: in ogni albero, infatti, vive un "genio", essere innocuo, impossibilitato a far del male agli uomini, capace di assumere sembianze diverse e legato alla vita della pianta di cui è ospite. Grazie alla minaccia di tagliare gli alberi e alla complicità del vento Matteo, vento da lui liberato dalla prigionia, Sebastiano riesce a rendere schiavi i geni del Bosco Vecchio: essi sono così obbligati a rifornire il padrone di legna secca trovata nella foresta.
Sebastiano, uomo burbero e solo, nutre però invidia nei confronti di Benvenuto, il quale risulta proprietario di appezzamenti baschivi più ampi dei suoi: nasce così in lui il desiderio della morte del nipote. A Matteo, schiavo di Sebastiano, viene ordinata questa incombenza: Matteo però fallisce. Sebastiano tenta allora di far smarrire Benvenuto nel Bosco Vecchio, ma anche questo tentativo va in fumo.
Benvenuto non si accorge dell'odio per lui provato dallo zio, di cui egli prova ammirazione; si accorgono invece della malvagità del colonnello gli animali della foresta e l'ombra di Sebastiano stesso. Quest'ultima dichiara apertamente al crudele padrone ciò che pensa di lui, prima di abbandonarlo.
Proprio questo episodio dell'ombra provoca un cambiamento nel colonnello, cambiamento che apparentemente né i geni della foresta né gli animali erano riusciti ad ottenere in lui, ma che forse era già preponderato e maturato nel Procolo stesso. Sebastiano sventa così l'ultimo tentativo, forse quello risolutivo, di uccidere Benvenuto da parte di un topo; rompe inoltre la sua potestà sui geni in cambio della guarigione di suo nipote da una malattia in cui era piombato: l'ombra ritorna così a seguire il suo padrone.
Nessuno però viene a conoscenza del cambiamanto del colonnello, neanche il vento Matteo. Di questo fatto Sebastiano subirà le conseguenze: l'ultimo giorno dell'anno, infatti, nell'intento di far contento il padrone, Matteo gli dice che il nipote Benvenuto è rimasto sepolto da una slavina. Senza dire niente a nessuno, Sebastiano parte per salvarlo, nonostante fuori imperversasse una bufera. Quando il vento Matteo si accorge di questo e avvisa il colonnello che quanto gli aveva detto non corrispondeva a verità è troppo tardi: Sebastiano, esaurite le forze, sta morendo assiderato.
Morto il colonnello, Matteo giunge da Benvenuto per avvisarlo di ciò, e per dirgli che egli stesso dovrà segiure il destino del Procolo. Matteo inoltre avvisa Benvenuto di un'altra triste realtà: presto, forse anche dal giorno seguente, il ragazzo, crescendo, perdera la facoltà concessa solo ai bambini di comunicare con i venti, gli animali, le piante e tutto il resto del mondo della natura. Dopo essersi dati gli ultimi addii, Matteo si allontana dolcemente, lasciando intorno a sé il silenzio.
Temi:
Due
sono le tematiche principali del romanzo. La prima è il passaggio dall'infanzia alla giovinezza di Benvenuto, costretto a lasciarsi alle spalle il mondo
fantastico, degli animali parlanti e degli spiriti del bosco, per calarsi nel
mondo degli uomini. Il secondo tema è invece la caduta e la redenzione di
Sebastiano che, divorato dal demone dell'avarizia, riscopre il contatto con la
natura e l'altruismo fino al sacrificio. Indicativa in tal senso la narrazione
della perdita dell'ombra di Sebastiano, che sembra alludere allo smarrimento
dell'immagine di sé come causa di depressione, dalla quale l'uomo si risolleva
(l'ombra ritorna) ritrovando l'affetto per il nipote. È inoltre presente una
tematica di tipo ecologico con riflessioni sulla necessità della convivenza tra
l'uomo e l'ambiente naturale per la sopravvivenza di entrambi.
Spazi:
Il luogo dove è ambientata la
storia è reale e determinato: la Valle di Belluno, perché Buzzati prende spunto
dai luoghi dove è cresciuto. Il Bosco Vecchio, però, è immaginario perché arricchito
di elementi fantastici.
Tempo:
L’epoca in cui si svolge la vicenda
è determinata e passata. Si tratta infatti dell’anno 1925.
Narratore:
Il narratore è esterno alla storia:
la vicenda è narrata in terza persona.
Stile:
Nel testo predominano le sequenza
dialogate ma numerose sono anche le sequenze descrittive e riflessive.
Il linguaggio usato è semplice ed
informale, il libro è indirizzato ad un pubblico adulto, anche se la sua
chiarezza e semplicità lo rendono leggibile anche ai bambini. Nonostante la sua
semplicità, la vicenda è raccontata in maniera precisa e dettagliata: Buzzati
fa uso di un linguaggio giornalistico, che egli ritiene più appropriato per
scrivere un’opera. Egli stesso dichiara: “il vero mestiere dello scrivere
consiste nel raccontare le cose nel modo più semplice possibile, più evidente
possibile, più drammatico o addirittura più poetico che sia possibile.” Inoltre
questo linguaggio è proprio di altre epoche, in quanto è ricco di vocaboli
arcaici, oggi poco usati.
Valutazione: 25/30
Nessun commento:
Posta un commento